Enrico Dindo violoncello e direzione
I Solisti di Pavia

M. Bruch (1838-1920)
Kol Nidrei per violoncello e archi (riduzione di Enrico Dindo)
M. Weinberg (1919-1996)
Concertino per violoncello e archi op. 43bis
R. Strauss (1864-1949)
Romanza per violoncello e archi (riduzione di Enrico Dindo)
O. Messiaen (1908-1992)
Da “Quatour pour la fin du temps”, n. 5 Louange a l’éternité de Jesus per violoncello e archi (orchestrazione Enrico Dindo)
R. Fuchs (1847-1927)
Serenata per archi n. 2 in do maggiore op. 14

Negli oltre venti anni di attività insieme, I Solisti di Pavia hanno legato indissolubilmente ogni inziativa al nome del violoncellista Enrico Dindo (primo premio al concorso Rostropovich di Parigi, quindi per parecchi anni primo violoncello al teatro alla Scala) con il quale debuttarono nel dicembre del 2001 appoggiandosi al sostegno offerto dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia. Rimasti  uniti negli obbiettivi, nelle numerose tournée internazionali e nella realizzazione di alcune pregevoli registrazioni discografiche, i Solisti di Pavia affrontano insieme al loro fondatore un programma di pagine scelte e di varia estrazione: l’Adagio denominato Kol Nidrei di Max Bruch, datato 1881, pagina elaborata su temi ebraici che sentiamo in una riduzione di Dindo, precede un Concertino (1948) del russo di origine polacca Mieczyslav Weinberg, figura di musicista perseguitato per motivi politici, riabilitato solo dopo la morte di Stalin. Seguono la rara Romanza per violoncello e orchestra firmata da un diciannovenne Richard Strauss nel 1883 a Monaco di Baviera, propria città di nascita, quindi uno stralcio dal sofferto “Quatour pour la fin du temps” di Messiaen (1941) e per concludere la deliziosa Serenata (1876) di Robert Fuchs, passato alla storia come insegnante di Gustav Mahler; Brahms lo ammirava molto e lo riteneva “uno splendido musicista, tutto è così bello e così abile, inventato in modo così affascinante che uno è sempre contento”.